I segnali sono quotidiani ma probabilmente non vengono colpevolmente presi sul serio. C’è un mutamento antropologico in atto. La generazione degli adolescenti sta giocando pericolosamente con la vita e rischia l’estinzione. Un processo irreversibile favorito dalla definitiva rottura del Patto educativo tra Scuola e Famiglia.
Nessuno deve illudersi di volgere lo sguardo altrove facendo finta di niente. Quello che sta accadendo ai nostri ragazzi è un problema di tutti perché si tratta di un’emergenza sociale. Un meccanismo di decomposizione che sta sfaldando i pilastri sui quali poggia l’architrave del sistema educativo tradizionale. L’inspiegabile rabbia diventa la miccia a combustione rapida di fenomeni degenerativi dell’età evolutiva come il bullismo tra coetanei e la nuovissima versione di bullismo degli adolescenti (spesso, purtroppo, sostenuti dai genitori) nei confronti dei professori. E proprio gli insegnanti finiscono per rappresentar i congegni più fragili all’interno degli ingranaggi sociali rischiando di diventare bersaglio della follia giovanile come il recente episodio verificatosi nella scuola di Lucca ci ha, purtroppo, dimostrato. Scenari insidiosi per adulti e ragazzi che sono stati rischiarati nel corso dell’incontro, organizzato dalla Scuola Secondaria di Primo Grado di Castrovillari, nel teatro “Sybaris” del Protoconvento francescano, che si è svolto venerdì 27 aprile. Sui temi legati al contrasto di Bullismo e Cyberbullismo si sono confrontati: il vescovo della Diocesi di Cassano Jonio, monsignor Francesco Savino; il sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito; il consigliere provinciale, Vincenzo Tamburi, in rappresentanza del presidente della Provincia, Franco Iacucci; il vice questore della Polizia di Stato, Giuseppe Zanfini; l’assistente capo della Polizia Postale e delle Comunicazioni, Elio Todarelli; e il dirigente della Scuola Media di Castrovillari, professor Gianmarco D’Ambrosio. Ha coordinato i vari interventi il vice capo servizio della Gazzetta del Sud, Giovanni Pastore.
Le relazioni hanno acceso i riflettori sulle responsabiltà dei vari attori sociali e la necessità di ritrovarsi uniti, realizzando un fronte compatto, per evitare che la patologia assuma le sembianze di un male incurabile. E i genitori sono chiamati più di tutti a rivedere quell’atteggiamento di deresponsabilizzazione che hanno assunto e che li ha portati ad abdicare il ruolo naturale di primi educatori dei loro figli delegando nella funzione esclusivamente i docenti. Tuttavia, i professori sono costretti a lavorare sotto pressione, con i giovani e le loro famiglie poco inclini ad accettare con obiettività, eventualmente, un insuccesso scolastico degli studenti. Un voto negativo o una bocciatura finiscono per diventare l’innesco di un insanabile conflitto scuola-famiglia con i professori che finiscono sul banco degli imputati: ‘Non capiscono mio figlio… non capiscono nulla!’. Valutazioni che calpestano la funzione di pubblico ufficiale dell’insegnante e molte volte i contrasti si spostano dalle aule scolastiche a quelle dei Tribunale. Una deriva sociale che ha provocato indignazione generale. Grande interesse hanno suscitato, poi, le risposte fornite, in maniera anonima, dagli studenti della nostra Scuola sui fenomeni del Bullismo e del Cyberbullismo. Attraverso la loro percezione i ragazzi hanno contribuito a disegnare i confini del fenomeno all’interno di una mappa che servirà all’istituto come stella polare nella realizzazione di percorsi condivisi e funzionali per limitare le sacche del disagio giovanile, in collaborazione proprio con le famiglie.